Domande e risposte su didattica e metodologia

Le conoscenze pregresse degli alunni, secondo te, hanno un ruolo importante nel modo in cui progetti le attività e valuti l'apprendimento? In che modo rilevi tali conoscenze pregresse?

All'inizio della mia carriera non mi era ben chiara l'importanza di valutare le conoscenze pregresse degli alunni. Tuttavia, col passare del tempo, ho cominciato a comprendere meglio la relazione tra conoscenze pregresse e apprendimento significativo. L'apprendimento, infatti, può definirsi significativo solo se le nuove conoscenze si collegano alle conoscenze pregresse. Quando progetto un intervento educativo, contemplo sempre la possibilità di mettere in discussione / rivedere quanto progettato, al fine di riadattarlo / rimodularlo, in base alle conoscenze pregresse degli alunni. A tal fine, svolgo sempre un'attenta indagine dei prerequisiti prima di cominciare un'Unità d'Apprendimento. Anzi, per meglio dire, metto continuamente in discussione quanto progettato, in base a quanto osservato durante lo svolgimento dei vari step dell'UdA, in base ai prodotti realizzati dai bambini ed in base ai risultati della verifica in itinere del conseguimento degli obiettivi. La rimodulazione di quanto progettato, mi porta spesso a modificare / rimodulare anche le rubriche di valutazione create per l'UdA in questione. In generale, posso affermare che, quando, in seguito all'osservazione sistematica degli alunni, mi accorgo che non vi è una corrispondenza tra gli obiettivi prefissati e quelli via via raggiunti, metto in dubbio la validità di quanto da me progettato. Mettere in discussione il proprio operato permette all'insegnante riflessivo di migliorarsi, e di migliorare la propria azione didattica, in modo da renderla più vicina possibile ai bisogni degli alunni, che ovviamente scaturiscono dalle loro conoscenze pregresse. Al fine di comprendere in maniera esatta quali sono le conoscenze pregresse degli alunni, può essere utile per l'insegnante realizzare una mappa cognitiva delle risposte degli alunni alle domande stimolo, in modo da creare una corrispondenza tra la mappa mentale dell'insegnante e la matrice cognitiva degli alunni, ed in modo da modulare l'azione didattica in base alle esigenze effettive ed alle possibilità di apprendimento degli alunni. Infatti, l'insegnante dovrebbe sempre impartire il proprio insegnamento tenendo in mente la ZSP (Zona di Sviluppo Prossimale ) degli alunni. Un insegnamento che si discosta troppo da quanto già assimilato, infatti, di sicuro non si trasformerà in apprendimento significativo. Un'ultima considerazione: per rendere davvero significativo l'apprendimento, ricorro spesso all'utilizzo della "dissonanza cognitiva". Ovvero, fornisco agli alunni un'informazione nuova, che entra in contrasto con le informazioni già in possesso degli alunni, e che crea quindi una "dissonanza" nella mente degli alunni. In questo modo, gli alunni avranno la curiosità necessaria per comprendere come si colloca la nuova informazione nel panorama delle conoscenze già in loro possesso.

Come osservi l'apprendimento dei bambini? In che modo fornisci un feedback ai tuoi alunni?

Gli strumenti che utilizzo per osservare come apprendono gli allievi sono:

  • osservazione sistematica degli alunni durante lo svolgimento di un'UdA;
  • osservazione dei prodotti realizzati dagli alunni;
  • verifica in itinere del raggiungimento degli obiettivi prefissati per i vari step.

Tenuto conto dell'importanza dell'autostima e del senso di autoefficacia da parte degli alunni, e tenuto conto della specificità relativa all'età dei bambini di scuola dell'infanzia, ritengo che fornire un riscontro agli studenti, che consenta loro di fare il punto sulle loro conoscenze, sia un fattore di fondamentale importanza al fine di fornire agli alunni stessi degli strumenti per organizzare / dare una direzione al loro processo di apprendimento, ed al fine di permettere loro di riflettere sul loro stesso apprendimento. Ovviamente, appunto tenendo conto dell'età degli alunni, tutto ciò va fatto utilizzando un linguaggio adeguato e quindi il più semplice possibile, e fornendo esempi concreti di cosa il bambino sa fare mentre lo fa (riflessione durante lo svolgimento dell'azione, che permette all'alunno di rimanere nel "concreto"), e di come lo fa, o come lo potrebbe fare meglio.

Come crei un clima di partecipazione, curiosità, motivazione e impegno da parte degli alunni?
Progetti le tue attività tenendo conto dei bisogni fisici, emotivi, di conoscenza, di sperimentazione e movimento dei bambini?

Creare un ambiente di apprendimento capace di sollecitare partecipazione, curiosità, motivazione e impegno degli studenti non è semplice, e richiede delle abilità non indifferenti. Intanto, bisogna essere in grado di fornire stimoli diversi a seconda delle diverse "intelligenze", dei diversi stili di apprendimento. Inoltre, bisogna variare frequentemente tipo di attività. Bisogna proporre attività diversificate. Se, per esempio, si svolge un'attività in cui i bambini sono prevalentemente seduti, in seguito bisogna prevedere un'attività motoria, o comunque un'attività meno statica. Ogni giorno l'insegnante deve progettare le proprie attività in maniera molto dettagliata, prevedendo attività sempre nuove e sempre diverse. Personalmente, rendo più coinvolgenti le mie lezioni in vari modi:

  • utilizzando la musica, suonando la chitarra, e facendo suonare gli strumenti ritmici ai bambini;
  • intervallando spesso le attività statiche con attività (psico-) motorie;
  • rendendo significativo l'apprendimento, collegando quindi quanto insegno con le conoscenze pregresse degli alunni;
  • fornendo situazioni di apprendimento concrete, basate sull'utilizzo dei cinque sensi.

Inoltre, al fine di stimolare la partecipazione e l'impegno da parte degli alunni, creo un ambiente di apprendimento che privilegia le situazioni di apprendimento cooperativo, collaborativo e di peer-to-peer o peer tutoring. Curare l'organizzazione di una giornata educativa alla scuola dell'infanzia è di fondamentale importanza. In particolare, mi sono reso conto, grazie all'esperienza acquisita, che, piuttosto che cercare di impartire il maggior numero di informazioni / conoscenze possibile agli alunni, bisogna cercare di rendere l'apprendimento veramente significativo, anche se si tratta di poche nozioni. In altre parole, non ha senso "somministrare" 3-4 schede altamente strutturate (che lasciano poca autonomia, creatività agli alunni) al giorno. Meglio svolgere magari anche una sola attività durante tutta la giornata, ma che sia veramente significativa, vissuta con tutto il proprio corpo e con i propri sensi, e che possa quindi rimanere impressa agli alunni. Inoltre, la relazionalità è di fondamentale importanza. In altre parole, l'insegnante deve focalizzarsi sulla qualità delle relazioni (tra gli alunni, tra alunni e docenti, ecc.). Solo se le relazioni all'interno del gruppo sezione sono improntate al rispetto reciproco ed all'ascolto attivo, gli alunni saranno in grado di avviarsi lungo il cammino dell'apprendimento.

Come elaborare un progetto in un clima di fattiva collaborazione con i colleghi?

Non è mai facile riuscire a negoziare un progetto educativo con i propri colleghi, e soprattutto non è facile nel caso di una vera e fattiva collaborazione. Infatti, se una delle parti "accetta" passivamente ciò che viene proposto dalle altre parti, tutto diventa più semplice, ma non si tratta di vera collaborazione e vera negoziazione. La vera collaborazione, che porta alla costruzione di prospettive condivise, presuppone il trovare dei compromessi tra le varie posizioni individuali, per arrivare ad una posizione unica, accettata da tutti. Un modo di lavorare che io ritengo utile è quello di elaborare un progetto in maniera condivisa su uno strumento come Google Drive. In caso di una fattiva collaborazione tra colleghi, ognuno può leggere / sforzarsi di comprendere più a fondo possibile, ciò che i colleghi hanno scritto, può modificare liberamente ciò che ritiene più opportuno, lasciando poi ancora al vaglio dei colleghi le modifiche effettuate. Purtroppo, nella pratica didattica corrente, non tutti i docenti hanno la profondità necessaria per elaborare progetti in maniera davvero condivisa, e la prassi è quella di affidarsi a progetti copiati da qualche rivista o da internet. Mi è spesso capitato di imbattermi in colleghi che non ritengono importante la costruzione di progetti condivisi, ma non per questo mi sono scoraggiato! In particolare, essere in grado di creare progetti inclusivi in maniera condivisa è importante prima di tutto per evitare che il bambino diversamente abile venga "relegato" al docente di sostegno. Il bambino diversamente abile, infatti, è alunno di tutti i docenti della classe, e quindi la progettazione va fatta in maniera condivisa da tutti i docenti, tenendo conto di tutti gli alunni, incluso ovviamente l'alunno diversamente abile. La stessa questione, esaminata dal punto di vista del docente di sostegno, mi porta ad affermare che il docente di sostegno non deve progettare solo per l'alunno diversamente abile, bensì per tutta la classe. In altre parole, i suoi progetti devono essere calibrati sui bisogni dell'alunno diversamente abile, però devono essere rivolti a tutta la classe, altrimenti nella scuola italiana non si parlerebbe di inclusione! In una cornice del genere, ovviamente, non si può progettare "da soli", ma si ha bisogno dell'apporto di tutto il team docente. Nella mia prassi didattica, utilizzo molte strategie e tecniche innovative, e ritengo che l'osservazione del mio operato, da parte dei miei colleghi, possa essere uno stimolo per innovare, a loro volta, la loro pratica didattica. Tuttavia ritengo che all'interno di un'Istituzione scolastica ci siano sempre molti colleghi da cui imparare. Ognuno apporta il suo contributo con le sue strategie e tecniche, e con il suo approccio personale alla didattica. E' di fondamentale importanza trovare strumenti per condividere le buone prassi.

Alunni diversamente abili: è importante il lavoro di rete?

Ritengo che sia di fondamentale importanza intrattenere rapporti con i centri in cui gli alunni diversamente abili svolgono terapia (ri-)abilitativa. Personalmente, cerco sempre di allacciare rapporti con tali centri, e di partecipare almeno ad un incontro all'anno con i professionisti che seguono gli alunni in tali centri. Infatti, l'intervento educativo nei confronti di un alunno diversamente abile deve necessariamente scaturire da un lavoro di rete. I frutti si vedranno solamente se si lavora in sintonia con i professionisti che seguono l'alunno. Non sempre capita di trovare disponibilità, da parte dei centri in questione, all'incontro, e ciò ovviamente non aiuta il bambino diversamente abile o la sua famiglia. Altre volte, capita che il docente di sostegno non condivida tutto ciò che viene fatto nel centro in questione, o al contrario, che gli specialisti del centro non ritengano che il docente di sostegno stia agendo in maniera adeguata. In ogni caso, nonostante le difficoltà che possono insorgere, bisogna sempre puntare alla maggiore collaborazione possibile. Sono profondamente convinto che il benessere sia di un individuo che di un gruppo considerato nel suo insieme sia sempre il risultato del sovrapporsi di diverse relazioni, che si influenzano e si sovrappongono a vicenda. Per esempio, il benessere dell'alunno disabile dipende da tutte le figure che gli ruotano attorno (operatori, genitori, insegnanti ecc.), ma anche, a livello più ampio, dal macro-contesto (la scuola, le istituzioni come ad es. il comune, ecc.).

E' importante instaurare una collaborazione con i genitori?

I genitori vanno coinvolti utilizzando una pluralità di strategie. Innanzitutto, è di fondamentale importanza condividere con le famiglie, l'agenzia educativa primaria, finalità, obiettivi e contenuti dell'attività didattica, e sottolinare loro i possibili punti di contatto tra quanto si svolge a scuola e l'azione educativa giornaliera dei genitori. Al giorno d'oggi, vista l'assoluta predominanza della famiglia nucleare, e visto il sostanziale venir meno dell'aiuto della "comunità" (amici, parenti, vicini di casa...), il ruolo-guida dei docenti è quanto mai fondamentale. Il coinvolgimento con le famiglie va perseguito non soltanto durante lo svolgimento delle riunioni formali, ma attraverso il dialogo continuo, attraverso l'informare i genitori di ciò che avviene giornalmente, nonché attraverso l'implementazione e la condivisione di un portfolio di lavori realizzati dai bambini. Inoltre, è anche importante un supporto audio-visivo a testimonianza di quanto svolto a scuola.

Cosa significa rispettare l'altro e includere?

Rispettare l'altro è un argomento dalle varie sfaccettature: intanto, ogni bambino deve essere rispettato dai propri compagni, e gli insegnanti devono sempre stare all'erta e vigilare in caso di comportamenti non improntati al rispetto per l'altro. Ogni bambino va rispettato per quello che sa fare in base alla sua età ed alle sue capacità. Altro aspetto importante a livello di rispetto reciproco tra gli alunni è quello dell'inclusione. I docenti devono fare il possibile per far comprendere in maniera concreta ed esplicita cosa significa INCLUDERE. Quasi in ogni classe / sezione ci sono bambini diversamente abili, o comunque bambini che manifestano una certa "diversità". Compito dei docenti è creare un clima accogliente. La diversità, ovviamente, è un concetto molto ampio, che può riguardare anche la differenza di usi, costumi e religione. La scuola italiana è laica, e i docenti sono tenuti a rispettare la diversità anche in quanto differenza di religione. Purtroppo, mi è capitato di trovarmi con docenti che facevano preghiere o canti religiosi anche in presenza di bambini di altre religioni, e ciò, secondo me, corrisponde né più né meno ad una prevaricazione della libertà religiosa. Personalmente, in passato mi è capitato di avere bambini di altre religioni. In particolare, con i genitori di un bambino testimone di Geova, sono stato in grado, ascoltando la famiglia e documentandomi su tale religione, di trovare dei punti di contatto tra la religione cattolica ed i testimoni di Geova, e sono riuscito a svolgere diverse attività - preghiere, lavori - col pieno consenso e con la piena collaborazione della famiglia in questione. L'importante, secondo me, è ascoltare coloro che sono portatori di diversi modi di pensare, di diverse culture, senza giudicare, e cercando sempre di trovare, al massimo grado possibile, un punto d'incontro.

Quali sono le tue conoscenze in ambito informatico?

Ho posto come obiettivo personale quello di imparare a conoscere e ad utilizzare i più importanti programmi / software sfruttabili in ambito didattico. Negli ultimi anni, infatti, ho imparato ad utilizzare Scratch, AppInventor, il Drive, Canva, ecc. Per quanto riguarda i programmi che utilizzo maggiormente per costruire scambi con altri colleghi, posso annoverare Google Drive e Canva, anche se sono costretto ad ammettere, mio malgrado, che tali scambi non sempre sono efficaci e produttivi. Infatti, per poterli considerare efficaci e produttivi, ci vorrebbe un serio impegno dall'altra parte, ossia tra i docenti da me coinvolti in tali scambi. In passato, ho svolto l'incarico di membro della commissione per l'innovazione digitale dell'Istituto in cui insegnavo, ed in seno a tale incarico ho anche creato una serie di lezioni in differita sull'utilizzo di Scratch. Con somma delusione, ho constatato che, su circa 130 docenti presenti in quell'Istituto, solo una decina di docenti ha partecipato a tale formazione, e pochissimi hanno effettivamente svolto le attività proposte. Appunto per quanto affermato in premessa a questo punto, in questi anni ho investito molto tempo e denaro nella mia formazione in ambito tecnologico, e ritengo pertanto di avere un adeguato bagaglio di conoscenze e di saper attuare strategie adeguate per supportare gli allievi nell'uso delle tecnologie digitali a fini didattici. Oltre ai programmi / software già menzionati, ho seguito dei corsi di robotica educativa (Bee Bot, Lego WeDo, Makey Makey) ed ho svolto diversi progetti con il Makey Makey (un robottino consistente in una scheda Arduino e dei cavetti con morsetti a coccodrillo), che ho acquistato qualche anno fa. Come nuova frontiera di apprendimento, vorrei approfondire la conoscenza e l'uso dei visori e della VR (virtual reality: rrealtà virtuale).

Ritieni importante l'attività di documentazione?

Per me, la documentazione è molto importante, sia a livello personale, per riflettere sulla mia pratica didattica, per andare a "ri-vedere" ogni singolo passaggio, che a livello di condivisione con colleghi, genitori e DS. In passato, ho anche avuto l'incarico di referente per la "raccolta e documentazione delle buone prassi" nell'Istituto Comprensivo in cui insegnavo. In conseguenza di tale incarico, ho anche creato un blog nel quale raccoglievo le "buone prassi" mie e degli altri docenti dell'Istituto. Come pratica che adotto solitamente, documento inserendo foto e video in una cartella Drive condivisa con gli altri docenti del team e (a volte successivamente) con le famiglie. Nell'inserire le foto ed i video nella cartella, li rinomino, li organizzo in sottocartelle, in modo da renderli più fruibili e più facilmente consultabili. Esorto anche i colleghi che partecipano al progetto in questione ad inserire foto e video nella stessa cartella. Un altro modo di documentare che utilizzo solitamente è quello di inserire la progettazione all'interno di una cartella Drive condivisa con i docenti del team, in modo che sia da un lato modificabile da tutti, dall'altro lato consultabile anche dalle famiglie, dall'altro lato ancora che possa rimanere in caso qualcuno dei docenti voglia in futuro utilizzare tale progettazione come base di partenza per un nuovo progetto. Solitamente documento le attività che svolgo anche sul mio blog personale. Un altro modo che utilizzo solitamente per documentare le attività che svolgo in sezione è quello di appendere dei cartelloni con foto delle atività (corredate di brevi didascalie esplicative) o con prodotti realizzati dai bambini. Ritengo fondamentale, per la crescita del corpo docente dal punto di vista didattico-metodologico, l'azione di documentare e condividere le proprie esperienze.

Quali sono le tue esperienze e conoscenze a livello di programmi europei?

Non credo di essere sufficientemente informato sulle opportunità formative offerte nell'ambito dei programmi europei, in quanto so che esistono programmi molto interessanti come ad esempio JOB SHADOWING, ma dei quali non ho ancora approfondito le mie conoscenze. Tuttavia, ho partecipato a delle esperienze molto interessanti offerte nell'ambito dei programmi europei. In particolare, negli scorsi due anni scolastici, avendo ricoperto il ruolo di membro della Commisione Erasmus dell'Istituto Comprensivo nel quale insegnavo, ho avuto l'opportunità di partecipare a delle mobilità, sia virtuali (in Polonia, Spagna) che in presenza (Turchia), il ché mi ha permesso di entrare in contatto con molti docenti di altri paesi europei, di visionare le loro scuole, ecc. Ciò ha costituito per me un'incomparabile opportunità formativa. In più di un'occasione, abbiamo anche ricevuto delle delegazioni di docenti stranieri nel nostro Istituto, in Italia, ed io ho ricoperto dei ruoli di grande responsabilità.