La C.A.A. nella disabilità sensoriale


Indice

  1. Disabilità visiva (cecità ed ipovisione)
  2. Panoramica dei supporti tecnologici a disposizione della disabilità visiva
  3. Perché utilizzare il materiale visivo-tattile con bambini ciechi
  4. Adattamento dei supporti non tecnologici (schede e libri con simboli ecc.)
  5. Disabilità uditiva: come utilizzare immagini ed altro materiale visivo
  6. Bibliografia

La C.A.A. nella disabilità sensoriale

Nel presente articolo viene presentato un possibile utilizzo della Comunicazione Aumentativa e Alternativa nella disabilità sensoriale. Si comincerà con la disabilità visiva, con una panoramica dei supporti tecnologici a disposizione dei ciechi. Si parlerà dell’importanza di utilizzare materiale visivo-tattile nella disabilità visiva, e dell’adattamento ai bambini ciechi dei supporti non tecnologici utilizzati nella C.A.A. Ci si soffermerà successivamente sulla disabilità uditiva, ed al modo in cui l’insegnante può utilizzare le immagini ed altro materiale visivo con bambini sordi o ipoacusici.

Disabilità visiva (cecità ed ipovisione)
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Per quanto riguarda la disabilità visiva, risulta di fondamentale importanza operare una distinzione tra multimodalità e multimedialità (Cramerotti, Turrini, 2015, p. 236). Un documento multimediale presenta, contemporaneamente, i propri contenuti in diversi formati (immagini, video, animazioni, testo scritto, testo letto su schermo ecc.). Al contrario, il documento multimodale è un documento elettronico che si presenta in formati diversi a seconda dei suoi fruitori.


Documento multimodale Fonte

La differenza sta proprio in questo: mentre il documento multimediale è uguale per tutti, quello multimodale si adatta alle caratteristiche ed ai bisogni dei singoli. Quindi, ad esempio, uno stesso documento si presenta come testo scritto per un bambino normodotato, come testo letto con la sintesi vocale per un bambino cieco o ipovedente, o ancora come testo da leggere in braille tramite il display Braille (anche chiamato barra Braille). Il documento può anche essere stampato con stampante Braille. Gli strumenti menzionati, come la sintesi vocale o il display Braille, non sono altro che strumenti di Comunicazione Aumentativa e Alternativa in quanto, laddove il bambino non riesce a comprendere un messaggio, o ad esprimersi adeguatamente mediante il testo scritto, si utilizzano modalità differenti. Ecco adesso una panoramica dei principali supporti tecnologici a disposizione della disabilità visiva.

Panoramica dei supporti tecnologici a disposizione della disabilità visiva
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Le periferiche di input (tastiera, scanner, mouse) e di output (schermo, diffusori acustici, stampante) per l’accesso al computer non sono tutte disponibili per i bambini ciechi. Il mouse e lo schermo sono del tutto inutilizzabili, mentre la tastiera può essere facilmente utilizzata, dopo aver appreso la posizione dei tasti. Al posto dello schermo, come periferica di output alternativa si possono utilizzare i diffusori acustici, che trasmettono il testo elaborato dalla sintesi vocale. Per i ciechi che conoscono il braille, importanti periferiche di output sono il display Braille e la stampante Braille.


Braille Fonte

La tecnologia del touch-screen, inizialmente del tutto inaccessibile ai bambini ciechi, è adesso spesso utilizzata come metodo di accesso allo schermo. Selezionando un’icona in un punto qualsiasi dello schermo, a sintesi vocale informa il cieco del suo significato. Toccando la stessa icona con un altro dito (sempre mantenendola selezionata col primo dito), essa si attiva. Una periferica di input di fondamentale importanza per il cieco è lo scanner, che permette di trasformare testi stampati su carta in documenti multimodali, e quindi fruibili dai ciechi. Lo screen reader è uno strumento che permette al cieco di accedere allo schermo. Tramite la sintesi vocale ad esso associata, questo software permette di comprendere cosa c’è sullo schermo. NVDA (Non Visual Desktop Access) è uno screen reader gratuito ed affidabile (Cramerotti, Turrini, 2015, p. 241). Uno screen reader permette al cieco non soltanto di sapere cosa c’è sullo schermo, bensì anche di interagire. Per esempio, permette all’utente di chiedere delle informazioni specifiche su un punto preciso dello schermo. Lo screen reader informa l’utente anche su quello che può fare (per esempio, cliccare su un link), o dà un feedback su quanto appena effettuato. L’utente comunica con lo screen reader attraverso i tasti della tastiera. Questo strumento funziona bene, ovviamente, solo su siti internet costruiti seguendo criteri di accessibilità. Esistono diversi software che permettono di trasformare input vocale in testo scritto. Questi software permettono di “dettare” un testo al computer, il quale lo trasformerà in testo scritto. Un programma di questo tipo è Dragon. Dato che questo programma è a pagamento, una valida alternativa gratuita si può trovare in Dictation (https://dictation.io). Un’altra alternativa, anch’essa gratuita, è Speechnotes (https://speechnotes.co).

Perché utilizzare il materiale visivo-tattile con bambini ciechi
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Nonostante il linguaggio verbale sia solitamente un punto di forza nella disabilità visiva, esso non sempre può essere agevolmente utilizzato con i bambini ciechi, soprattutto se molto piccoli, per descrivere oggetti che non conoscono, o azioni da compiere. Come rilevano Cramerotti & Turrini (2015, p. 132), «[i]l codice linguistico funziona abbastanza bene con i ciechi adulti, soprattutto se hanno perso tardi la vista, ma è difficilmente applicabile con i bambini perché mancano troppi riferimenti al reale vissuto». Ed è proprio per questo motivo che entra in gioco una Comunicazione Aumentativa e Alternativa di tipo prevalentemente tattile o, se preferiamo, visivo-tattile. Infatti, idealmente, gli strumenti di C.A.A. utilizzati dai bambini ciechi dovrebbero essere fruibili ed accattivanti anche per i compagni vedenti. Per esempio, se l’insegnante decide di creare un alfabetiere tattile in tre dimensioni (Carmerotti & Turrini, 2015, p. 152) – e gli strumenti che possono essere autocostruiti dagli insegnanti alla scuola dell’infanzia e nelle prime classi della primaria sono tantissimi (per una panoramica, vedi Cramerotti & Turrini, 2015, pp. 130-163) – per aiutare il bambino cieco ad apprendere le letterine che anche i suoi compagni stanno apprendendo, esso dovrebbe essere equamente fruibile al bambino ed ai suoi compagni. Oppure, se si usa una scheda (o un libro) con simboli tattili, essa (o esso) deve essere colorato ed attraente anche per gli altri bambini, anche per il fatto stesso che la scheda potrebbe essere utilizzata dai bambini stessi per interagire col proprio compagno cieco. Come ricordano Cramerotti & Turrini (2015, p. 134), il prof. Francesco Barausse (2000), che fu presidente dell’U.I.C. di Vicenza, «cieco assoluto, aveva colto l’importanza che i prodotti destinati ai bambini ciechi fossero belli, vivaci e colorati: non solo perché tra di loro ci sono molti bambini con residuo visivo, più o meno importante, ma perché in una scuola dell’inclusione gli strumenti vanno condivisi e devono essere accessibili, ma anche “appetibili”, a tutti». Spesso non è necessario utilizzare oggetti, strumenti e materiali didattici “alternativi” a quelli utilizzati dal resto della classe. A seconda degli oggetti, infatti, in alcuni casi è possibile “aumentare” le capacità “comunicative” di un oggetto, ossia la capacità che quell’oggetto (o strumento, o materiale didattico) ha di essere utilizzato secondo gli scopi ad esso preposti. Per esempio, un gioco da tavolo, con qualche accorgimento (un po’ di colla, ad esempio, per rendere “visibili” delle linee al bambino cieco), può essere reso fruibile in modo che tutti ci possano giocare.

Adattamento dei supporti non tecnologici (schede e libri con simboli ecc.)
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Come evidenziato nel paragrafo precedente, le schede con simboli non devono essere utilizzate esclusivamente quando alla disabilità visiva è associato anche un altro disturbo (come ad esempio autismo) che rende difficoltosa l’espressione verbale. Soprattutto nei bambini ciechi molto piccoli, infatti, queste schede potrebbero essere un valido supporto per l’acquisizione del linguaggio, dato che per un bambino cieco essa risulta più difficoltosa rispetto ai bambini “normodotati”. Infatti, per i bambini ciechi il linguaggio è un concetto astratto in quanto essi, non vedendo, non riescono a collegare facilmente i significanti ad oggetti del mondo reale (Bonfigliuoli & Pinelli, 2010, pp. 22-24). Chiaramente, le schede e i libri con simboli vanno adattati rendendo i simboli tattili.

Disabilità uditiva: come utilizzare immagini ed altro materiale visivo
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Per quanto riguarda la disabilità uditiva, non sono necessari particolari supporti tecnologici di Comunicazione Aumentativa e Alternativa. Sia che l’approccio seguito, con un alunno sordo in classe, sia quello della semplificazione (sostituzione del testo scritto fornito agli altri alunni con un testo più semplice) o quello della facilitazione (il testo rimane uguale,


Apprendimento potenziato dall'utilizzo del canale visivo Fonte

ma vengono aggiunte informazioni di altro tipo per rendere il testo più “fruibile”), rimane indiscusso che «l’apprendimento degli studenti migliori quando le informazioni verbali [...] sono integrate da immagini, animazioni e filmati» (Cramerotti, Turrini, 2015, p.295). Dato che gli alunni sordi hanno spesso serie difficoltà nella comprensione dei testi (Cramerotti, Turrini, 2015, p.294), può essere molto utile, da parte dell’insegnante di sostegno, preparare degli «strumenti di supporto visivo all’acquisizione del lessico, come i dizionari visuali» (Cramerotti, Turrini: 2015, p.172), le immagini, i disegni, carte geografiche, mappe storiche, glossari integrati da immagini ecc. In generale, bisogna ricordare che le immagini devono servire per «moltiplicare gli elementi a disposizione dell’alunno», evitando quindi di «lavorare per sottrazione» (Cramerotti, Turrini: 2015, p.172), riducendo ed impoverendo il materiale d’apprendimento. Rendere un testo accessibile e fruibile non deve necessariamente significare impoverirlo.

Bibliografia
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Barausse, F. (2000). Una piccola mostra per un grande tema. Corriere Braille, 4

Bonfigliuoli, C., & Pinelli, M. (2010). Disabilità visiva: Teoria e pratica nell’educazione per alunni non vedenti e ipovedenti. Trento: Centro Studi Erickson S.p.A.

Cramerotti, S. & Turrini, M. (Eds.). (2015). Disabilità sensoriale a scuola: Strategie efficaci per gli insegnanti. Trento: Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A.

di Michele Cucuzzella